Giuseppe e nascita di Gesù

La prima scena, rappresenta il dubbio di san Giuseppe (Mt 1, 19-23), ampiamente e immaginificamente sviluppato nel Protovangelo di Giacomo (12, 3 - 20, 4). Per la verità, il dorso della mano posto vicino al mento potrebbe anche essere interpretato come atteggiamento di rispettosa contemplazione del Mistero della nascita del Messia. L'iscrizione riporta il solo nome del protagonista: Sanctus Ioseph. La seconda scena, con eccezionale iscrizione in colore bianco, descrive su tre registri ricavati dagli spazi architettonici del timpano nel transetto, la Nascita del Salvatore: Nativitas Iesu Christi, riporta la dicitura abbreviata (Lc 2, 1-7). Dal primo registro in alto, dominato dal globo nero-luce della Divinità eterna di diparte un raggio nero bordato di bianco che raggiunge il volto del Bambino nato a Betlemme.
Nel secondo registro, due angeli a destra e due a sinistra, con i gesti delle mani protesi verso Gesù, ne indicano il dono divino, concesso all'Umanità a compimento della Promessa nell'Alleanza. Il terzo registro contiene la scena storica della Natività: il bimbo avvolto in fasce e collocato nella mangiatoia, riscaldato dal calore del bestiame di taglia grossa come il bue e l'asino, come si usava presso i contadini e i pastori. Le prime testimonianze sulla presenza dei due animali le troviamo in un noto sarcofago paleocristiano di Arles, nella Francia meridionale. Non possiamo tacere il particolare della mangiatoia raffigurata come sarcofago di marmo, indicatore di ricchezza, ma ancor meglio, segno anticipatore della Pasqua di immolazione e morte sulla croce. Del resto gli esegeti hanno da tempo riconosciuto nel verbo greco 'avvolgere in fasce' la stessa locuzione della ritualità usata per la sepoltura.