La Sicilia e la politica europea nella seconda metà del XII secolo

Intorno agli anni settanta del XII secolo, la Serenissima Repubblica di Venezia, godeva di una florida situazione economica, grazie sopratutto agli egemoni commerci con l'Oriente , esercitati attraverso i territori bizantini. Tuttavia l'imperatore bizantino, Manuele Comneno, constatato l'incremento vertiginoso delle finanze venete, pensò di attingervi generosamente, ricordando al Doge Vitale Michele, che la Repubblica Marinara era debitrice, per antico patto verso Bisanzio, di cospicui contributi, in cambio delle concessioni di navigazione e commercio nell'area dell'Impero. I Veneti, praticando una sorta di disobbedienza fiscale ante litteram, si sottraevano sistematicamente a questa imposizione, provocando la reazione bizantina per terra e per mare.
L'imperatore Comneno cominciò a far sequestrare gli averi e le merci dei mercanti della Serenissima, cacciandoli fuori dai confini imperiali ed espugnando le città dalmate nelle quali avevano posto le loro basi commerciali e strategiche. La misura era ormai colma, e lo stesso Doge Vitale, postosi a capo della flotta, mosse contro i bizantini riconquistando in breve le roccaforti perdute, ma commise l'errore imperdonabile di fidarsi delle strategiche offerte di pace dell'astuto imperatore di Bisanzio, che cercava di guadagnar tempo in vista dell'inverno ormai prossimo e delle conseguenti difficoltà che la flotta veneta avrebbe incontrato. In effetti oltre all'inverno arrivò anche la peste che decimò gli equipaggi veneti costringendo il Doge ad ordinare il rogo di alcune navi infette.
Le navi superstiti tornaro miseramente in patria e malgrado ogni precauzione, la peste si diffuse nella città lagunare . Il popolo stremato riversò la colpa di quanto era accaduto interamente sul Doge che durante una sollevazione popolare venne ucciso all'ingresso del palazzo del governo. Venezia attraversò in quel momento, uno dei periodi più tristi e difficili della sua storia. A nulla valsero le diverse ambascerie inviate alla corte di Bisanzio, Comneno trattava con disprezzo i legati di Venezia, convinto ormai di avere in pugno il destino della Repubblica Serenissima. Fu a questo punto che il nuovo Doge: Ziani, pur non interrompendo le trattative con i Greci, cercò nei Siciliani, degli alleati politicamente e militarmente più potenti, gli unici in quel momento, in grado di contrastare l'egemonia bizantina