Conversione di San Paolo

Il gesto del Risorto dal Cielo squarciato appare di eccezionale potenza, raggi di energia, che in altre scene analoghe sono più sottili, si moltiplicano quasi a schiacciare Paolo che prostrato a terra, con lo sguardo perduto nel buio, appare traumatizzato dall’evento prodigioso in atto, anche i personaggi ai lati della scena sembrano sbalzati lateralmente dall’energia che emana dal centro. Nel penultimo luogo di osservazione siamo nell'area della 'prothesis', dedicata all'Apostolo delle nazioni, Paolo di Tarso, parallela e simmetrica all'area precedente ('diakonikon') pervasa dalla figura di Pietro. La scena dalla quale partiamo è l'illustrazione della movimentata 'conversione, sulla via di Damasco', descritta per ben tre volte negli Atti degli Apostoli (9, 1-4; 22, 3-7; 26, 9-14) e una volta, con un generico resoconto nella Lettera ai Galati (1, 15b). In modo specifico il diffuso testo latino dell'iscrizione riporta pressoché alla lettera il primo dei racconti degli Atti (9, 3-4): et cum [Saulus] iter faceret contigit ut adpropinquaret Damasco et subito circumfulsit eum lux de caelo et cadens in terram audivit vocem dicentem sibi Saule Saule quid me persequeris ? (: E mentre Saulo stava in cammino accadde che mentre si era avvicinato a Damasco, all'improvviso una luce dal cielo lo avvolse del suo splendore e cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?). Abbiamo ormai una certa familiarità iconologica con le sorgenti di luce nei cicli musivi della nostra Cattedrale. In questo caso, la vera e perfetta Divinità di Gesù il Cristo è plasticamente descritta con la raffigurazione della persona storica di Gesù nel mezzo della conchiglia o emisfera divina, con il colore bianco, di già segno di perfezione nel nostro mondo occidentale e medio-orientale all'esterno e con un degradare progressivo verso il nero, colore sacro per il mondo ebraico e per la tradizione cristiana. Il fascio di luce e di potenza che fuoriesce dalla Mano divina di Gesù, segno di parola intensa e rivelativa, è particolarmente intenso, tocca la testa di Saulo, e lo schiaccia al suolo, con una velocità che bene è rappresentata dal gioco degli intrecci tra le gambe del primo servo e quelle del Chiamato. La fedeltà letterale caratteristica della tradizione orientale bizantina, si manifesta anche in questo evento: non ci si rapporta infatti ad una percezione popolare che in occidente ha portato a supporre una “caduta da cavallo” da parte di Saulo. Caravaggio docet.