La scena è molto nota nel mondo cristiano occidentale, anche per la relativa rarità del soggetto iconografico. La didascalia latina ne descrive il contenuto: Paulus p[er] fenestram in sporta dimissus per muru[m] effugit man[ibus] dama-scenoru[m] (Paolo viene calato da una finestra, attraverso le mura, nella sporta e sfugge dalle mani degli abitanti di Damasco). Per una adeguata comprensione, limitandoci ai testi canonici, ci si deve rapportare a Atti 9, 22-25, già utilizzato nella scena precedente, e alla Seconda Lettera ai Corinzi 11, 32. La didascalia unisce ambedue i testi, citando la 'finestra' (1Cor) e la mura esterna della città (Atti). Se il testo della Prima Corinti è quello più completo e relativamente affidabile dal punto di vista storico e redazionale, riferendo di una finestra nelle mura di Damasco e del coinvolgimento del governatore della città, il testo degli Atti non accenna alla suddetta 'finestra' e mostra due servi impegnati nel calare con cura la cesta che accoglie il nuovo Saulo, ormai denominato 'Paolo'. L’artista evita di dare una convergenza prospettica unica ai vari corpi di fabbrica al fine di rendere meglio la variegata composizione ed ubicazione degli edifici all’interno delle mura. Le torri, i palazzi e la cupola potrebbero suggerire un ambientazione all’interno della cittadella reale di Palermo.